Le enormi bugie di un sogno
Ho deciso di scrivere qualche osservazione in merito all'enorme spazzatura che è nata intorno al canto.
È talmente tanta che non so obiettivamente da dove partire, ma proverò a passare in rassegna in modo sintetico tutte le opportunità (in senso ironico chiaramente) che un giovane cantante incontra nell'intento di "riuscire".
Partiamo dal mio campo :la didattica. Posso affermare che oggi esistono più Vocal coach che cantanti, ed il dato simpatico (come gli escrementi di una vacca) è che ognuno di questi INVENTA di sana pianta un metodo che è null'altro che lo specchio, spesso opaco, di un altro sistema che è a sua volta una condizione didattica assurda basata sulla presunzione che ciò che si è pensato valido per uno possa esserlo per tutti. Spesso la forza di queste debolezze didattiche è proprio l'ignoranza di chi vi si iscrive:l'utente medio è normalmente un "Vocal coach" in cerca di un pezzo di carta che attesti, spesso senza troppi sforzi, un percorso di formazione assente che lo proclami "insegnante certificato", titolo acquistato e venduto a gran prezzo malgrado l'assoluta povertà formativa sia in molti casi il vero punto forte. Così "Tizio", insegnante di canto con esperienza da karaoke si sente parte di una squadra che ha un nome, ha un logo, un marchio :è diventato qualcuno che pensa di sapere i segreti di un qualcosa, il canto, il cui unico segreto è lo studio serio, ed è un principio valido davvero per tutti grazie al quale puoi creare un metodo di lavoro per ognuno. I nuovi insegnanti certificati spesso devono fare aggiornamenti (certo perché importanti ricerche scientifiche compie il tuo "master teacher") pagati profumatamente, o pagare, come ho sentito dire, una sorta di iscrizione annuale per "comparire sul sito degli insegnanti certificati" (😂) di quel metodo.
Chiaramente non è tutta l'erba un fascio.
Poi abbiamo le Masterclass, usanza in voga sia nel mondo lirico che moderno :il cantante viene portato a credere che uno stage con "uno che conta" o che viene spacciato per tale magari per 3 apparizioni in tv(caspiterina potrei essere anche io allora, ho un curriculum televisivo ad hoc😂) sia comunque un occasione per aprire delle porte, dimenticando che "quello che conta" è pagato per stare lì e se fosse davvero "uno che conta" là non ci starebbe perché non dovrebbe mettere insieme il pranzo con la cena. Poi sicuramente non inserisce il primo bravo cantante che gli capita, perché, diciamo la verità, ci sono anche altri aspetti da considerare :quello che mi paga da 5 anni e qualcosa dovrà fare, il figlio di mio cugino, il nipote dell'onorevole "X". L'iter è il seguente :"l'uomo che conta" viene contattato spesso da un accademia, un associazione, un privato per organizzare una Masterclass, stage, lezione, serie di lezioni. Passo 2 pubblicità sui social come qualcosa di assolutamente importante,poi iscrizioni, giornata di lavoro, foto e attestati di rito:tutti felici! "L'uomo che conta "ha guadagnato bene, anche l'organizzazione in realtà, il giovane cantante ha avuto tante belle parole che gli hanno dato speranza insieme a delle dritte fondamentali come
" devi crederci "(questo è un prezioso suggerimento motivazionale), oppure" devi dosare meglio il fiato "(mi vengono i brividi al solo pensare all'enorme spessore tecnico). Quanti di questi ragazzi ho visto poi su un palco importante?Nessuno.
Poi abbiamo I festival dei quali ho rispetto essenzialmente per poche categorie :quelle dove non si vince nulla, quelle dove si vince una borsa di studio in denaro liquido, quella dove si vincono produzioni inedite(per il pop) o "ruoli" nella lirica Nella musica leggera pochi, anzi pochissimi sono i festival importanti, mentre sono una marea le manifestazioni che millantano un possibile sbocco a Sanremo.
Poi abbiamo un modus operandi di alcune etichette discografiche abbastanza singolare:come dico sempre, alcune, non tutte.
Il giovane talento deve produrre globalmente un lavoro, deve pubblicizzarlo, deve racimolare like sui social, deve essenzialmente costruirsi la notorietà.
Arrivati ad 1 milione di like(in realtà non conosco la cifra esatta) la grande etichetta ti chiama perché sei improvvisamente diventato "interessante":a Salerno diciamo "O cocc munnat e buon" che significa "il cocco già aperto e pulito pronto per essere mangiato". Un sistema questo che privilegia chi ha maggiori possibilità economiche a scapito di chi ha talento e poche risorse.
Poi abbiamo il Conservatorio,anche qui non facciamo di un'erba un fascio, ma diciamo pure che negli ultimi anni si è completamente trasformato in un diplomificio soprattutto per le classi di canto pop e jazz, diciamo la verità, dall'impegno non sempre "rilevante" :basti pensare che nella media un laureato in canto pop non sa leggere sempre una partitura per capire il peso della formazione, ribadisco, non in tutti i conservatori e non con tutti gli insegnanti, ne conosco di eccelsi.
Cosa dico io :
1)Studiate
2)Scegliete accuratamente il vostro insegnante, sentitelo cantare, valutate la sua carriera artistica , i suoi insegnanti, i suoi risultati
3)Partecipate a concorsi, festival, talent ma solo per fare esperienza, senza crederci oltre
4)Autopromuovetevi in modo adeguato :create arte, musica, un vostro progetto, poi ciò che verrà sarà a cavallo tra fortuna, bravura, opportunità
5)Quando parlate della tecnica vocale fatelo in modo semplice, non riempitevi la bocca di "cry", "mix" e balle varie :esiste solo un buon canto ed un cattivo canto, vi accorgerete della retta via solo ascoltando la vostra voce ed apprezzando la maturità di volta in volta raggiunta. Se vi trovate con la bocca piena di belle parole ma la voce di una rana, probabilmente più che essere sulla retta via, siete sulla via del retto😂.
6)Imparate la disciplina musicale, la vostra voce è uno strumento
7)Allenatevi con gli esercizi giusti che presuppongono un giusto insegnante :evitate i metodi e qualsiasi cosa vi venga commercializzato come tale. Esistete VOI, esiste la vostra voglia di fare e la vostra voce, esistono dei principi che adeguati a voi vi permetteranno di arrivare a dei risultati tangibili e non al conto in banca del guru di turno.
8)ricordate che il canto non si insegna e non si impara:la didattica è "solo "una guida che vi porta alle scoperte che voi stessi fate lavorando col vostro corpo, ma siete solo voi ed i vostri muscoli, io insegnante sono e devo rimanere" un mezzo"che parte da voi e finisce in voi. Il canto non si impara, non si costruisce, ma si scopre:la tecnica è il mezzo per lasciare emergere e non una impalcatura per costruire.
9)Raccontate i testi:una voce perfetta ma che non racconta, è una voce" muta"nell'espressione. Interpretare non vuol dire solo "canta col cuore" ma esercitati a comunicare attraverso la tua voce anche ciò che non stai "sentendo",esattamente come un pittore che alla luce blanda di una candela, nel chiuso di una stanza, dipinge un magnifico scorcio della costiera amalfitana dove spicca il riflesso di un raggio di sole sull'onda del mare.
Francesco Ruocco
Perché in un brano riesco a cantare certi suoni ed in un altro assolutamente no?
La risposta alla frequente domanda sta nella relazione che si stabilisce tra "suono / contesto ritmico-melodico /tipologia vocale.Essendo il canto un'attività muscolare, come tale è soggetto, o può esserlo, ad una serie di stress dati dal repertorio stesso, ovvero dalla sequenza di suoni, ritmi, pause. Da qui nasce l'esigenza, in primis fisiologica, della scelta di un repertorio adeguato alla vocalità :una "laringe"(in senso lato) è in grado di sostenere un repertorio, un'altra no.Nel canto moderno, e soprattutto nella fase principale della formazione, il Performer dovrà necessariamente allenarsi nelle qualità del Legit, del mix, del Belting, per poi chiaramente porre l'attenzione in modo specifico sul prototipo vocale in eufonia con lo stile adottato artisticamente, ma non è assolutamente detto che ogni voce riuscirà bene dal punto di vista estetico in ogni "modalità", perché, ad esempio, una corda "sottile" potrà avere scarsi risultati ad esempio nel Belting. Nel canto lirico il rapporto voce-repertorio è invece talmente importante che nel corso degli anni si è data una "specifica" aggiuntiva ad ogni classificazione vocale :tenore leggero, tenore lirico, soprano drammatico... Ecc.Questa ulteriore specifica è il frutto dell'osservazione attenta delle qualità vocali del soggetto, intese come range comodo di esecuzione, colore timbrico, zone di atletismo vocale :nel teatro d'opera ogni "ruolo" (il personaggio all'interno dell'opera) ha delle precise caratteristiche vocali richieste sia dalla scrittura musicale che dal carattere del personaggio stesso nella storia. Possiamo capire che, ad eccezione di casi estremi, un tenore "leggero" non sia idoneo all'interpretazione di "Cavaradossi" nella Tosca, caratterizzato invece da una voce dalle caratteristiche di portanza molto elevate.Stesso discorso negli stili pop, soul, jazz, rock..... l'equilibrio "voce-repertorio" diviene fondamentale sia per ragioni prettamente artistiche che di salute vocale :non è vero che si può cantare tutto, è più corretto affermare che si può cantare tutto ciò che rientra nei canoni della nostra vocalità, o al limite, si può cantare tutto ciò che noi stessi attraverso un lavoro fatto sul brano stesso, facciamo rientrare nelle nostre caratteristiche.Quindi mi stai dicendo che non è corretto aprirsi a "nuovi mondi"?Assolutamente no, sto solo dicendo che il punto dal quale partire sempre e comunque siamo noi stessi, ed il lavoro tecnico-vocale è finalizzato proprio al miglioramento delle qualità vocali che inevitabilmente apre la strada a nuove possibilità, ma che erano tutto sommato, seppur nascoste, insite in noi.La tecnica vocale non costruisce, non crea ciò che non c'è, ma scava nelle nostre possibilità fino a farci trovare ciò che non ci appariva, ma da sempre era lì.